Poco prima dell'inizio del concerto, abbiamo intervistato Federico Dragogna, il chitarrista e seconda voce dei Ministri. Federico è stato davvero molto disponibile e ha fatto molto di più che rispondere alle nostre domande. Leggere per credere!
I Ministri vengono definiti una band “indie”, il vostro primo album (“I soldi sono finiti”) è stato pubblicato da un'etichetta indipendente, mentre i lavori successivi, fra cui il recente “Tempi bui”, è stato prodotto dalla Universal. Non vi sembra una contraddizione?
Allora è buffo..il percorso è stato questo... l'unica cosa che ci appare stimolante è comunicare ad un pubblico “diverso”, che non condivide le nostre stesse idee, questa è l'unica cosa davvero stimolante. È una modalità di comunicazione.. io stesso sono cresciuto ascoltando artisti molto diversi fra loro, dal glam rock di David Bowie a Brian Eno, King Crimson, Queen, Sistem of a Down. Per quanto riguarda la pubblicazione del disco, alla Universal ci hanno lasciato liberi, siamo arrivati lì e abbiamo dettato le nostre condizioni, anche perchè il produttore è e sarà sempre lo stesso. Basta arrivare con le idee chiare, non ci hanno cambiato mai i testi delle canzoni. L'unica cosa sui cui non sono stati d'accordo è stata la copertina originale: aveva tutte svastiche colorate, era davvero potente! Hanno cambiato solo quella...
Il sottotitolo di “Tempi bui” è “il 1939 sarà un anno bellissimo”. Credete davvero che i tempi d'oggi siano così bui? È un riferimento esplicito al governo attuale?
La citazione del 1939 vuole porre un problema. È un modo per porre la questione di come reagire in un mondo in cui, anche se non c'è la guerra, le cose non vanno proprio bene. Avverti che c'è qualcosa che non va, è un errore nascosto. Il governo è sbagliato ma “Tempi bui” non parla dei tempi bui, è la voce in una giornata in cui non ti senti vivo.. se il mondo è buio, divento buio anch'io, mi assimilo al mondo. È strano poi perchè le reazioni del pubblico sono imprevedibili, i testi delle canzoni vengono “sviati” dall'interpretazione del singolo, ognuno ci legge ciò che vuole.
Ora una domanda che vi avranno fatto in molti: perchè vi chiamate Ministri? Vi riferite forse ai Ministry (band industrial metal americana)?
No, il nome non c'entra con i Ministry. All'inizio ci chiamavamo i Ministri del Tempo, ma ci siamo accorti che era scomodo da dire.. “Ehi, stasera andiamo a sentire i Ministri del Tempo...” no era troppo..allora siamo diventati semplicemente i Ministri.
Voi venite da Milano, la “capitale italiana del rock”. Com'è la scena musicale milanese?
Adesso è un chiudi-chiudi generale. Noi siamo cresciuti a Milano Magnolia, una specie di quartiere dove ci sono tutti i nostri amici..ma Milano è un posto dove noi siamo una minoranza, perciò bisogna capire perchè siamo una minoranza, capire cosa ci rende diversi, comprendere i nostri errori e da lì creare un linguaggio alternativo, cercare nuovi riferimenti e stimoli.
Si è parlato di “Tempi bui” come di un concept album. È stato davvero pensato come un concept o è un risultato raggiunto casualmente?
É un concept, ma per caso! In pratica ho scritto tutti i testi insieme in un'unica botta, di getto insomma. Poi li guardo e mi accorgono che sono tutti legati.. è sorta così la questione della luce e del buio, del medioevo..alla fine, per dare un titolo all'album, “Tempi bui” era l'unico titolo che racchiude tutto, era l'unico modo di dirlo.
Ascoltando “Bevo” (secondo singolo estratto da “Tempi bui”) ci siamo chiesti: qual'è il vostro rapporto con l'alcool?
Ora bevo tanto tanto tanto tanto meno. Esagero solo quando suono. Il modo ti dice di non bere, ti vieta di fare un sacco di cose ma non ti sa dire cosa vuol dire vivere! Se non posso fare nulla, in cosa consiste allora la mia vita? Non si può essere sempre attenti!...io credo nella comunità, la bellezza della comunità è superiore al bene del singolo individuo, il vero senso è l'annullamento nell'altro...(Federico ci narra poi un episodio avvenuto durante il pellegrinaggio verso Santiago de Compostela che esprime esattamente il concetto di “comunità”. “... eravamo in viaggio verso Santiago e alla fine arriviamo in questa chiesa in mezzo al deserto, in mezzo al nulla. Rimaniamo per la notte ed al risveglio incontriamo questo sacerdote che, indicando la cassetta delle offerte, ci dice di lasciare ciò che riteniamo giusto o di prendere ciò che che ci serve. Ecco questo penso sia il vero senso.. al di là della religione o delle idee di ognuno..”).
Qual'è il significato delle giacche che indossate sul palco e nei video?
Non hanno un significato particolare. Mi è sempre piciuto il modo del teatro, e poi, durante un viaggio ad Amsterdam, ho visto queste giacche in un negozio.. ed erano tre! Allora le ho prese..