dadamatto tra i banchi di scuola si innamora. al posto di studiare, si innamora. inutilmente. come i ballerini a tempo con i passi, è un tutt’uno con se stesso e di se stesso si innamorava. il bianco è dentro il nero e l’alieno è per il mondo. dopo i tempi meditativi di vita vissuta, nasce e, come è normale che sia, strilla: “ti tolgo la vita”, un imperativo dedicato ad Adamo ed Eva, spruzza di bianco il suo mondo nuovo e lontano. i genitori esistono solo se hanno dei figli e i figli sono tanti (i genitori invece sono sempre due!), i fratelli crescono, non vogliono il fratello storpio e lo ripudiano per essere belli. non è cattiveria, forse debolezza (forse cattiveria). la loro bellezza è ciò che li rende liberi, liberi di essere ladri.
ladri di una libertà vigilata, ognuno è libero di fare ciò che vuole e questo non turba dadamatto, anche perché c’è una lunga fila di persone in coda prima di lui, in coma. la condizione umana di “derubato che sorride” immagina. una prospettiva che nell’ironia della sorte lo porta a conoscere un amico, immaginario. michele. si rivela a lui quasi con sincerità, fraterna. dice a se stesso che i rapporti che non esistono sono quelli più veri così crea, nella non realtà, un dialogo fatto di parole che non conosce come lo spazio, l’essere e il non io, ma, non si sa mai, magari qualcuno le capisce, forse proprio il suo amico michele. le cosce delle donne continuano a turbare l’animo del nostro amico, è una cosa con la quale dovrà fare i conti prima o poi, per adesso non ci capisce nulla. piuttosto si morde le mani e annusando l’odore della sua pelle capisce se è pronto. non è pronto. mannaggia alla democrazia cristiana! Che gli abbia rovinato la famiglia? Forse è così. quel simbolo con lo scudo e la croce è un immagine che riemerge, limpida, dalla sua infanzia, quando lo zio cercava di spiegare, paziente, alla nonna dove avrebbe dovuto apporre la croce, durante le elezioni. ora capisce tutto, ora capisce da dove nascono i suoi problemi di povero coglione incompreso. sventurato. quando muoiono i cadaveri? prima vecchiaia significava saggezza, pensieri stupidi: “anema e core” per capire un giorno la distanza tra l’una e l’altra parte. le ultime parole famose parlano di questo. di nulla. quello che pensa dadamatto è nulla, non quel nulla che fa parte del tutto bensì il nulla che ti convince, alla fine, che anema e core è una pizzeria napoletana. non è colpa sua, sono tempi bui e lo dicono tutti, ma lui ha fatto esperienza con il buio (non ancora con il fuoco) ed è convinto: inizia a vedere la luce che verrà.
ladri di una libertà vigilata, ognuno è libero di fare ciò che vuole e questo non turba dadamatto, anche perché c’è una lunga fila di persone in coda prima di lui, in coma. la condizione umana di “derubato che sorride” immagina. una prospettiva che nell’ironia della sorte lo porta a conoscere un amico, immaginario. michele. si rivela a lui quasi con sincerità, fraterna. dice a se stesso che i rapporti che non esistono sono quelli più veri così crea, nella non realtà, un dialogo fatto di parole che non conosce come lo spazio, l’essere e il non io, ma, non si sa mai, magari qualcuno le capisce, forse proprio il suo amico michele. le cosce delle donne continuano a turbare l’animo del nostro amico, è una cosa con la quale dovrà fare i conti prima o poi, per adesso non ci capisce nulla. piuttosto si morde le mani e annusando l’odore della sua pelle capisce se è pronto. non è pronto. mannaggia alla democrazia cristiana! Che gli abbia rovinato la famiglia? Forse è così. quel simbolo con lo scudo e la croce è un immagine che riemerge, limpida, dalla sua infanzia, quando lo zio cercava di spiegare, paziente, alla nonna dove avrebbe dovuto apporre la croce, durante le elezioni. ora capisce tutto, ora capisce da dove nascono i suoi problemi di povero coglione incompreso. sventurato. quando muoiono i cadaveri? prima vecchiaia significava saggezza, pensieri stupidi: “anema e core” per capire un giorno la distanza tra l’una e l’altra parte. le ultime parole famose parlano di questo. di nulla. quello che pensa dadamatto è nulla, non quel nulla che fa parte del tutto bensì il nulla che ti convince, alla fine, che anema e core è una pizzeria napoletana. non è colpa sua, sono tempi bui e lo dicono tutti, ma lui ha fatto esperienza con il buio (non ancora con il fuoco) ed è convinto: inizia a vedere la luce che verrà.