È inutile dire che Stefano “Edda” Rampoldi non è un personaggio qualunque, non è un cantautore e basta, non serve ricordare a tutti che lui è stato per anni il cantante dei Ritmo Tribale uno delle band che incarnava la scena rock italiana negli anni novanta, non serve ricordare la sua grande carriera, l’abbandono della band, l’inizio dell’esperienza solista, il passaggio sperimentale su You Tube con un canale tutto suo, e l’uscita del suo primo album solista “Semper Biot” registrato a gennaio 2009 alle Officine Meccaniche e al Noise Factory di Milano con la produzione artistica di Taketo Gohara… non serve perché anche chi queste cose non le sa vedendo un suo concerto le immagina. Perché è impossibile non rendersi conto di avere di fronte un uomo che di musica ne ha fatta, che di esperienze ne ha fatte, che di vita ne ha vissuta.
Edda è diretto, nelle sue canzoni parla di tutto, sa essere delicato ed aggressivo, rabbioso e romantico, il suo timbro vocale inconfondibile e caratteristico sa far piangere e sorridere..e non si rivolge ad un pubblico, si rivolge alle persone, a tutte, singolarmente, ogni persona del pubblico vive un concerto intimo tutto suo. Non c’è spazio per fronzoli e orpelli, è scarno, diretto, lacerante, dopo 13 anni di silenzio Edda torna e ci fa rimpiangere questi anni passati senza di lui. Lui, che è un cantante amato da Vinicio Capossela, lui che collabora con Mauro Pagani, lui che canta le sue canzoni con gli Afterhours, che sceglie di cantare una cover, con la stessa energia e la stessa dignità chi quella canzone l’avrebbe scritta..lui, Stefano “Edda” Rampoldi è “sempre vivo” così come recita il titolo del suo album, è tornato.
Ed è tornato con una poesia e con un lirismo che si accompagna a chi per la musica a pianto, a chi ha cantato per ore, per giorni, a chi ha realmente qualcosa da dire.
Concerto bellissimo, album bellissimo, sia chiaro, non facile, non ammiccante, anzi, tutt’altro, sembra che “Edda” faccia di tutto per non essere star, per non essere amato, difficile, complicato, ma lasciatevi entrare e verrete accarezzati da tanta realtà e lirismo, conviventi nell’animo di uno degli artisti che l’Italia ha, da un sacco di tempo, ma che sembra a volte non ricordarselo.
Progetto Felix