Lontano dalle macchine, ormai Apparat imbraccia la sola chitarra e canta decisamente molto più di un tempo (cioè praticamente sempre), accompagnato sul palco da un batterista, da un multi-tastierista e dal prodigioso tastier-bass-chitarrista, tutti rigorosamente dotati della funzione multitasking, a differenza del tranquillissimo frontman.
A fare da protagonista dell’esibizione sono le costanti digressioni post rock che accompagnano quasi ogni pezzo, per la delusione dei molti ragazzini giunti lì convinti di assistere a uno spettacolo di elettronica “che spacca” e che, invece, a un certo punto si trovano addirittura davanti a un duo di archi.
Il concerto prosegue in un vortice di atmosfere sublimi con picchi di momenti di vera estasi (“Song Of Los”), pescando brani quasi esclusivamente dall’ultimo album, in uscita tra pochi giorni. Dai lavori pregressi abbiamo “Arcadia” dal penultimo album “Walls” (ma in perfetta sintonia col resto della setlist) e, eccezionalmente dal repertorio dei Moderat (per la gioia di ogni singola persona presente), il capolavoro dei capolavori della penna di Apparat: “Rusty Nails”, in una veste magica e rallentata a sufficienza da renderla ancora più sentita e ancora più incalzante.
Alla fine di un’esibizione del genere non si può che essere totalmente appagati (anche se, a dire il vero, prima del concerto era legittimo essere dubbiosi), ma rimane comunque un po’ di amaro per l’assenza totale della vecchia elettronica “alla Apparat”… Ma chissenefrega, è stato strabiliante. Assolutamente da non perdere al suo ritorno in Italia il mese prossimo, in attesa che i Moderat tornino nel 2013.
Recensione a cura di Giacomo Falcon.
Progetto Felix.