Voto: 6
Angela Andreatta
Sometimes they come back, “A volte ritornano”. A sei anni di distanza dalla pubblicazione del loro primo lavoro, Un.Tidy, i marchigiani The Perfect Guardaroba ritornano sulla scena musicale con un album interamente autoprodotto. Dieci tracce rock'n'roll un po' punk e un po' garage, un misto di melodia e carica che ha alle spalle un patrimonio non indifferente, Dead Boys, Television, Ramones, Stooges e un qualcosa dei Franz Ferdinad. I testi, ironici e sarcastici parlano di esperienze di vita, di amori sfortunati e amicizie, relazioni con il mondo esterno e una buona dose di problemi esistenziali, il tutto raccontato da un punk anni '70 e da un rock anni '80 mischiati e rivisti in chiave moderna. Dopo un inizio esplosivo con Altes wasserwerk e Try again, il disco perde carica per poi risvegliare gli animi con l'acustica Expecting to fly, chitarra e voce che sembrano quasi fuori luogo se affiancate alle altre tracce, ma che ciononostante ci sta tutta! Interessante (quasi meglio) la rivisitazione di Rehab di Amy Winehouse. Interessante sarebbe vederli dal vivo.
Voto: 6 Angela Andreatta
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The Banditi - Achtung!
I The Banditi sono un gruppo che punta molto sulla sua incisività, sulla sua decisione e riceve influenze da diversi mondi musicali come l'elettronica, ma anche la musica balcanica popolare e orientale. Queste influenze però risultano mal sfruttate perchè spesso spezzate dalla volontà di far prevalere una cattiveria di suoni molto incisivi. Se si perseguisse una fusione totale con le tali influenze, ne risulterebbe un disco molto più unico e particolare. Spesso capita che all'interno dei brani la parte di maggiore interesse, o di maggiore rilievo, che potrebbe condurre a uno sviluppo interessante, è proprio l'introduzione, dove si assaporano gusti orientali e computerizzati. Le tracce che colpiscono maggiormente sono "Zero" e "Se ti accontenti ti penti". La prima è sicuramente un brano di impatto dalla strofa al ritornello, variabili comprese, eccetto per l'inserimento di quelle voci a metà tra sogno e sortilegio, troppo fuori contesto; per il resto i The Banditi riescono a dare una buona pacca nell'evoluzione del brano con un testo che parla di oppressione, esclusione e illusione. "Se ti accontenti ti penti" è sicuramente il brano con più potenziale di tutto il disco anche se la fusione con le influenze elettroniche a metà tra Moby e Battiato dovrebbe essere sfruttata meglio, senza distacchi netti, mantenendo magari un tappeto di suoni durante tutto il brano, per sostenere maggiormente il pezzo. L'interpretazione vocale del cantante appare spesso forzata, fin troppo costruita; meglio gli interventi della cantante, che riesce ad inserirsi in modo vincente e convincente nel contesto musicale, trovando ogni volta il modo migliore per esprimersi senza forzature. Voto: 5 Michelangelo Vittorio Adeo Zardini VANDERLEI
“L’inesatto” Non si direbbe ma questo è il loro primo album. Evidenti sono le influenze post rock, sperimentali, un genere spesso tentato ma non riuscito, però non è il loro caso. L’inesatto è un album dalle graffianti chitarre che alternano delicati arpeggi e che con i loro suoni diventando i muscoli dell’intero album. Ne “l’inesatto” e “pittori” vengono coinvolti anche i violini ad accentuare questa atmosfera repressa e angosciante presente in tutti i brani di questo lavoro. Un disco dalle idee chiare, con un messaggio forte e deciso. Riconosciuti come una delle migliori dieci band dell’Emilia Romagna, al MEI di Faenza. Prodotto da Paolo Benvegnù, “L’inesatto” è un album dai suoni decisamente coinvolgenti, trascinana l’ascoltatore dentro atmosfere malinconiche che accompagnano i testi introspettivi di questo disco. Finalmente un album con una sua propria personalità. Poco da dire insomma, tutto da ascoltare. Sara Casaluce [Goose live @ Wah Wah Club, Marghera (VE), 22 Gennaio 2011.
Arrivano in Italia i Goose, promessa belga del rock elettronico, giunti al secondo album e fattisi notare per le loro notevoli performance live. Quella al Pop Corn di Marghera, nella serata Wah Wah Club, è l'unica data italiana in cui il quartetto si esibisce dal vivo. Sul palco si presentano in tre, tutti armati di sintetizzatore, in prima fila (con il cantante a occupare il posto centrale) e il batterista nelle retrovie. Si parte con “Synrise”, l'intro dell'omonimo ultimo album, pezzo piuttosto emblematico che bene esprime lo stile e le intenzioni della band. Un Pop Corn quasi al completo e scatenatissimo (soprattutto nelle prime file) accoglie la band, che, pur spesso divagando su qualche tamarrata sonora, non tradisce le aspettative del pubblico e regala uno spettacolo energico e intenso. La cosa che più colpisce di un tale gruppo elettronico è la totale scelta dell'analogicità per quanto riguarda la strumentazione: nessun computer sullo stage, solo tre synth, una batteria e tre microfoni, con due chitarre e un basso a fare spesso capolino. E quasi tutte le canzoni dei Goose (tranne gli ultimissimi lavori) se fossero eseguite solo con la classica forma chitarra-basso-batteria sarebbero altrettanto valide. Il pezzo migliore dell'esibizione è “Bring It On”, mentre il più partecipato è l'ultimo singolo, “Can't Stop Me Now”. Il difetto più grande del live è però la durata assolutamente esigua di nemmeno un'ora, che crea un vago senso di malcontento, anestetizzato comunque dalla prolissa esecuzione di “Words”, scelta come ultimo pezzo del set, che su disco non è granché, ma dal vivo è forse il brano più energico in assoluto, con il suo attacco sintetico e lo sviluppo contrastante nella coda strumentale, fatta di chitarre e battiti di gran cassa accelerati, che strizza l'occhio un po' al metal, per diventare poi quasi una cavalcata. Se avessero operato questo metodo su più brani il concerto sarebbe stato fenomenale, invece si limita a essere un bel concerto, divertente ma niente di più, sicuramente non memorabile. Chiudono la serata Cool Kids Can't Die e Smash The Disco, djs del Wah Wah Club. Recensione a cura di Giacomo Falcon. Progetto Felix. |
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December 2012
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