In occasione del loro debutto discografico, gli A Cold Dead Body presentano ufficialmente
stasera il loro nuovo disco “Harvest Year”, pubblicato dall'etichetta italiana Frohike e da
quella russa Slowburn records.
Nonostante la location scelta abbia provocato più di un grattacapo a tutti coloro che non
venivano da zone limitrofe a quella Udinese, l'affluenza è stata ottimale già a partire dalle
prime ore serali.
Si inizia verso le 22.45 con i milanesi Three Steps To The Ocean, compagni di etichetta
degli A.C.D.B., i quali propongono un live set molto intenso e di pregevole fattura,
strumentalmente devoto al post rock più moderno (This Will Destroy You, God Is An
Astronaut), che non disdegna l'uso di campionatori ed effetti elettronici. I pezzi proposti
sono tutti tratti dal loro primo disco ufficiale “Until Today Becomes Yesterday”, uscito
nell'ottobre 2009. L'abilità del quartetto emerge soprattutto dall'ottima convergenza di stili e
influenze, con alcune sfrerzate post-metal di matrice Cult of Luna (e dei mai dimenticati
Isis) sapientemente intervallate da parti maggiormente atmosferiche e introspettive.
Il tempo di un breve cambio palco e verso mezzanotte ecco apparire sul palco i veri
protagonisti della serata.
Dopo un intro dai tratti solfurei e quasi surreali, introdotti dalle tonalità insolite del corno, il
set ricalca fedelmente i brani presenti sul disco, enfatizzati dalla voce di Stefano (un misto
tra Depeche Mode e The National) che personalizza e rende inconfondibile il sound dei
quattro musicisti. Brani come “The Chosen Ones”, “Collapse”e “Zero” testimoniano l'abilità
creativa e compositiva del gruppo, catturando al contempo l'attenzione del pubblico e
risultando mai banali e prevedibili.
La compattezza e precisione dimostrate confermano lo stato di grazia del quartetto (da
tempo in lavorazione in vista del concerto), che abilmente si muove tra le sonorità ambient e
atmosferiche, introducento anche parti più rock e dinamiche.
Il pubblico sembra gradire, e dopo un inizio in sordina, le prime file iniziano ad acclamare il
gruppo sul palco, generando un formidabile colpo d'occhio.
Nota positiva: l'utilizzo delle luci incrementano durante tutto lo spettacolo l'effetto
“sognante” della band, alternando dinamicamente colori vivi ed accesi, uniti ad un impasto
cromatico dove le componenti blu e verdi fanno da padrone.
La chiusura è affidata ad “Infinity” che suona come un arrivederci e che dimostra (se ancora
fosse rimasto qualche dubbio) come gli A Cold Dead Body con questo ultimo lavoro
abbiano affinato la loro tecnica e il loro stile, evolvendo la loro proposta e lasciando
intravedere promettenti sviluppi futuri. AU REVOIR