recensione di Massimo Adolph Nutini
Di preciso non sapevo cosa fosse questa GuČa sul Carso. Poi ho capito. Pare che in Serbia ci sia una grande manifestazione musicale di musica gitana, che si svolga a Guča appunto, a 150 km a sud di Belgrado, e che sia il paradiso dei trombettisti dei Balcani.
Sul Carso si celebra appunto una piccola GUČA serba, un'anticipazione, qui vicino a noi, del grande evento.
Scopro tutto ciò poiché ogni anno indago per vedere dove posso sentire Bregovic dal vivo, uno dei miei concerti preferiti, e quest'anno appunto vedo che nel suo tour italiano il posto dove posso trovarlo è nella succitata manifestazione, che si tirne a Sgonico, Borgo Grotta Maggiore, praticamente suol Carso poco prima di Trieste.
Arrivo e scopro una bella e ampia area Festival con numerosi chioschi e stand tutti ad impronta serbocroata: nei cibi e nelle bevande, ma anche nelle scritte e nella lingua che più sento parlata e vedo scritta. Tra l'altro scopro quanto buono, a dispetto della mia prima impressione avuta leggendo gli ingredienti, sia il Bambus, una specie di Spriz balcanico fatto da vino rosso e cocacola!
Ma ecco che comincia Goran...
La formazione come struttura è quella collaudata: l'orchestra è la leggendaria Wedding and Funeral Band (banda per i Matrimoni e i Funerali), ensamble gitano di ottoni zingari e voci. Partendo da sinistra sul palco, vedo le due fide cantanti del coro bulgaro (Ludmilla Radkova Trajkova e Daniela Radkova Aleksandrova), i due basso tuba, le prima tromba (il mitico Bokan Stankovic) e la seconda tromba, e infine il sassofonista e clarinettista (il sublime Stojan Dimov).
Davanti c'è, alla grancassa tradizionale (detta GOC o Tapan) e voce solista, un sorpresa. Non più il biondo e consueto Alen Ademovic, bensì il parimenti bravo Muharem Redžepi, alla sua prima apparizione in Italia.
E naturalmente, seduto, alla chitarra elettrica e voce, e con il pc a portata di mano per le basi di drum machine, Goran Bregovic, in consueto completo candido.
Ecco che la festa ha inizio! Si parte con Gas, Gas, Gas, e il numeroso pubblico (ottomila persone!) già sta saltando! Poi, una dopo l'altra, ecco tutte le canzoni più note, i veri classici oserei dire: da Mesecina, a Ya ya, e poi, in sapiente mix di contaminazioni che vanno da Bartòk, Morricone, il jazz, le armonie acide e vellutate della vocalità bulgara, i ritmi del folklore slavo, la polifonia sacra ortodossa e le pulsazioni elettroniche del poprock moderno moderno, tutte le sue hit e alcune anticipazioni, in verità molto belle, del suo nuovo album in ucita ad ottobre.
Però, almeno per chi vi scrive, i momenti più alti e toccanti sono sempre quelli della magica Ederlezi, davvero una perla dell'autore, tratta dalla sua colonna sonora del Tempo dei Gitani. E poi In The Death Car, cantata a mezzavoce assieme a tutto il pubblico, tratta a sua volta da Arizona Dream.
Emozionante.
Si chiude con un paio di bis, tra cui una bella versione di O Bella Ciao e l'immancabile e trascinante Kalashnikov.
Che dire. Al prossimo anno, Goran! E ci saremo sicuramente.
Massimo Adolph Nutini
(foto courtesy by Diego Manna)