Avete presente quei momenti in cui nei film si aprono lentamente gli sportelloni delle navicelle spaziali dalle quali usciranno inevitabilmente degli extraterrestri? Oppure quel' attimo che ha separato Neil Armstrong dallo space shuttle al toccare per la prima volta nella storia dell' uomo il suolo lunare? Il live dei White Lies al PalaGeox è stato tutto questo. La struttura, di recente fattura e visibilmente progettata per affrontare concerti di questo tipo, ti portava a camminare attraverso una passerella che piano piano ti faceva realmente impattare con il sound inconfondibile di Harry McVeigh e compagni.
In davvero poche occasioni si può vedere un pubblico di età così differente, dai ragazzini ai primi ascolti sugli iPod alle mamme con bambini, questo perché è veramente difficile non farsi incantare dall' atmosfera della band londinese.
Certo, forse nel complesso il cantante potrebbe fare qualcosina di più che limitarsi ad alzare la mano con il plettro tra le dita ogni tanto, e almeno nei pezzi più movimentati gli altri componenti potrebbero giocare un po' di più con il pubblico. Tuttavia è difficile recriminare loro qualcosa, perché se l' atmosfera è così, è perché loro sono così.
Editors, Interpol e altri hanno sonorità simili, ma caspita come suonano i White Lies! Nonostante la voce così cupa, i sintetizzatori così marcati e la batteria così profonda, le differenze tra album e live sono davvero minime.
Le loro melodie forse non sono così originali, ma essere la reincarnazione dei Joy Division non può di certo essere un fattore che può limitante.
Mr. Brightside