Locale pienissimo, non c’è spazio per muoversi!
Sul palco i God is an astronaut sono con la formazione recentemente ampliata e modificata: Torsten Kinsella (chitarre e tastiere), Niels Kinsella (basso e chitarre), Michael Fenton (nuova batteria) e Jamie Dean (tastiere e piano).
Concentrati sull'esecuzione, impeccabili in ogni passaggio, dimostrano di essere degli ottimi musicisti sia in studio che sul palco, dove sanno coinvolgere il loro pubblico. Non lo fanno solo con la loro musica: in molti brani è partito l'accompagnamento a "battito di mani" dei fan, ma anche spiegando e introducendo alcuni pezzi con qualche battuta.
La suggestione maggiore però avviene sempre dentro alle note.
Il loro spettacoli sono, oramai da tempo, arricchiti da video proiezioni create ad hoc per i pezzi. Si va da siderali panorami dello spazio cosmico (un po' banali a dir la verità), a piccole storie di domestica follia inquadrate in una piccola cornice a stella, o a montaggi su due ovali paralleli di film retrò di fantascienza e horror in bianco e nero.
Cosa distingue i God is an astronaut dalle altre band post rock?
Sono magmatici.
Ad esempio: "Suicide", dal loro "All is violent.All is bright" (2005, Revive Records) dal vivo suona molto meno melodica e soft di quanto non si percepisca dal cd. L'atmosfera del pezzo è da subito incalzante e il picco tipicamente post-rock, a metà brano circa, risulta meno vertiginoso di quanto non ci si aspetti.
Come nella tradizione del genere, anche questa band fa ampio uso dei muri sonori: cadute libere di chitarre-batteria-basso-tastiere, ma il loro modo tende a non sezionare i brani in parti opposte e perimetrate (andamento misurato e suoni rarefatti contro valanga musicale).
La ricerca di questo gruppo si muove da suoni metal, allargandosi poi sugli spazi lunghi del post rock e del progressive e lo sfogo sugli strumenti è annunciato, vissuto in tutta la lunghezza dei pezzi.
Le loro chitarre, anche nelle parti più distese e morbide, si percepiscono potenti e in attesa... di suonare più forti.
Un esempio la bella "When Everything Dies" (da All is violent. All is bright), dove l'atmosfera si costruisce in un crescendo elettrico.
Nella migliore tradizione post rock il cantato è raro e conta maggiormente sul suono della voce stessa, sottile e stirata in effetti metallici, più che sul testo.
A fine concerto non posso non dare un’acchiata al banchetto dove purtroppo sono disponibili solo alcuni titoli della discografia del gruppo, recentemente rimasterizzata e proposta con un nuovo packaging.
Silvia
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