Un po' di confusione per cambio palco (per una volta degli spettatori, non delle band) ed è la volta dei WU LYF (World Unite Lucifer Youth Foundation). Il quartetto di Manchester propone per intero il primo ed unico album (più una nuova canzone che per comodità cancelleremo dai nostri ricordi, tant'è brutta) e dal vivo sono esattamente come ce li si aspettava: un tiro pazzesco, un'energia coinvolgente che, soprattutto nelle prime file, ha il totale riscontro del pubblico. Pure il cantante Ellery, che con la sua particolare voce rischiava di raschiarsi completamente le corde vocali nel giro di pochi anni, dà il meglio di se, dando prova di aver imparato a cantare come una persona normale, ma sfogandosi comunque il più possibile con le sue urla rauche e primordiali; Ellery dimostra di essere soprattutto un frontman nato, dotato di un carisma eccezionale e di una presenza scenica maestosa. Sezione ritmica ineccepibile: il batterista con i suoi battiti primitivi è il trascinatore dello show, il bassista è quello che ha ideato i giri di basso dei WU LYF e i giri di basso dei WU LYF sono la migliore cosa dei WU LYF. Il chitarrista, originario di Prato, è il comico della situazione con i suoi "Viva la patata", "Forza Juve" e "Inter Vaffanculo", ma il suo dovere lo fa egregiamente.
Spettacolo coinvolgente in continua salita dall'iniziale "LYF" fino alla conclusiva "We Bros": sotto il palco si è tutti fratelli e si salta come un'unica persona.
Recensione a cura di Giacomo Falcon.