E’ un disco frenetico e divertente, scritto in più lingue, tra Italia e Argentina, paesi tanto lontani, ma potenzialmente molto simili, entrambi fonte d’ispirazione per le canzoni del gruppo, sempre ottimisticamente a cavallo tra disincanto, ironia e follia.
I testi attingono all’attualità, deformandola attraverso una lente che le dona una luce surreale. Così accade ad esempio per El Cura, che s’ispira agli incredibili preti dei poveri operanti in Latinoamerica, o per il cantastorie di Dos Pesos, moderno giornalista disposto a soddisfare la curiosa morbosità dei suoi lettori per due soli soldi.
Il disco è stato registrato nel Mushroom studio di Enrico Berto a Pordenone, e mixato nel Morbid Sound Studio di Milano. La produzione artistica è stata curata da Gigi Galmozzi, (fonico TARM), e dagli stessi Arbe Garbe, che in questa occasione si sono giovati della collaborazione del fumettista serbo Aleksandar Zograf, della fotografa argentina Cecilia Ibañez, e di una sezione fiati composta da membri dei friulani Radio Zastava e dei milanesi Figli di madre ignota.