I’m On
Rat Singer
Gossip
To My Son
Living For The Action
Safe Song
Freedom Comes
If I Were You
Can’t Be Honest
Universal Mother
Molte chitarre, poche concessioni ad arrangiamenti orchestrali o di tastiera, “Empty Music Industry” ha il suono analogico e potente di una guitar band inglese, un quartetto di musicisti davvero cresciuti ed esperti, che sanno quello che vogliono e cercano il modo più diretto per proporlo al loro pubblico. Un album che nella tradizione, questo sì, della band, punta molto su liriche (in inglese, poichè il pubblico di riferimento resta internazionale) di forte impronta politica e sociale, riecheggianti tematiche care, ad esempio, anche ai celebri colleghi d’oltremanica Manic Street Preachers.
Un esempio è il brano che sarà scelto, piuttosto significativamente, come singolo di esordio, intitolato senza bisogno di tante spiegazioni “Rat Singer”. O anche la british (e un po’ burlesca) “Gossip”, che sfotte il pettegolezzo quotidiano in cui ci si perde troppo spesso. O ancora “Freedom Comes”, blues-rock che rimanda un po’ a Ben Harper, inneggiante ad una rivoluzione giovanile contro l’oppressione mediatica e poliziesca dei governi occidentali. E poi il pezzo più dark dell’album, “Can’t Be Honest”, che stigmatizza in modo malinconico l’incapacità dell’animo umano di essere autenticamente pulito e sincero. Apre l’album la più delicata, introspettiva “I’m on”, autobiografica confessione-ammissione di colpevolezza di chi non riesce a liberarsi dalla schiavitù della droga, mentre “Safe Song”, al giro di boa dell’album, è un curioso mix di rock degli Smiths e asciutto punk anni ‘90 alla Greenday.
Sfumature di chitarra acustica arricchiscono la ballata “Living for the action” e la kulashakeriana “Universal Mother”, mentre due brani di sapore decisamente più britrock come “To My Son” e “If I were you” completano il disco con una botta di britrock al top. La scommessa della band non è cambiata, ed è sempre quella di parlare di temi importanti nel contesto di canzoni che hanno ancora nella ricerca di melodie di matrice beatlesiana
il loro punto di riferimento.
Adam Frei vuole metterci, rispetto ai The Afterglow, parecchio gas in più.