La difficoltà è stata scegliere i pezzi che si potevano prestare ad essere ri-arrangiati, perché non tutti sono fatti per essere riarrangiati con la fretta che avevamo. La difficoltà è stata non solo per la questione degli arrangiamenti, ma anche perché ho cercato delle canzoni che avessero tutte, in qualche modo, un legame tra di loro e che potessero raccontare, in un modo o nell’altro, questo momento storico che stiamo attraversando. Chi, come in Megu megun, si chiude in una casa e non vuole più vedere nessuno, un po’ alla sheakspiriana, e chi invece, come in Smisurata preghiera, combatte alla luce del sole. Quindi in qualche modo ogni canzone ha qualcosa da raccontare in questo periodo storico, diciamo così, e quindi mi piaceva proporle anche mantenendo degli arrangiamenti originali perché non si possono “mettere le mani” su brani che sono veramente belli. Su altre l’abbiamo fatto e abbiamo raccontato la nostra visione. E’ un concerto così, magari l’anno prossimo sarà diverso, e poi farò anche il mio disco (sorride, ndr). Non canterò sempre solo per mio padre, però ci tengo, ci tenevo, e uscirà anche un disco di questo tour in cui ci saranno dieci canzoni, le più rappresentative.
La risposta del pubblico è stata positiva?
Assolutamente si. E’ sempre andata molto bene, i teatri sempre pieni.
Suo padre ci aveva abituati a vedere, negli ultimi concerti, tantissimi strumenti, anche molto quelli tradizionali. Qui lei ha scelto un profilo un po’ più ….
Sì, io ho scelto un profilo un po’ più scarno, più rock e con un quintetto perché mi piaceva questo cercare di trasformarlo e di portarlo ad uno stato più minimale.
Le canzoni di suo padre sono, purtroppo o per fortuna, incredibilmente attuali. Questo perché stiamo ristagnando nella società che suo padre cantava? Cosa ne pensa lei?
Una cosa che mi ha detto mio papà anni fa, nell’ultimo tour, è stata “io ho scritto contro la guerra, contro le ingiustizie, contro le persone che se ne fregavano di occuparsi di quelle che stavano male, della povertà, delle minoranze, ecc., e vedo che nonostante quello che ho scritto e nonostante i poeti che hanno scritto come me molte cose, non è successo assolutamente niente. Mi sento deluso”. Oggi, a dieci anni dalla sua morte, ci sono ragazzi di 15 anni che conoscono le sue canzoni a memoria, che vengono ai miei concerti, e se fosse vivo in questo momento, vorrei dirgli “papà ti sei sbagliato”, perché le cose stanno prendendo una direzione giusta, sta succedendo qualcosa.
Paolo