Una serata del genere, che regala le esibizioni live di due delle migliori uscite discografiche in assoluto dell'anno, era già stato definita con largo anticipo uno degli eventi musicali principali della stagione. A fare la parte dell'headliner è Four Tet che con l'ultimo album “There Is Love In You” ha raggiunto la dimensione definitiva della sua particolare elettronica “intelligente”; tuttavia, probabilmente, il vero protagonista della serata è Caribou, una delle rivelazioni dell'anno, che oltre ad esibirsi dal vivo, contribuisce alla serata anche con un dj-set. L'evento, seconda serata dell'Express Festival organizzato dal Locomotiv Club, ma spostatosi altrove per mancanza di spazio sufficiente, è infine concluso dal dj-set del genovese Mass Prod.
Il successo del canadese Dan Snaith, aka Caribou, un tempo noto come Manitoba, è stata un'ascesa continua della durata di quasi un decennio, giunta al suo vero culmine proprio con l'ultimo album “Swim”, in cui l'artista abbandona le influenze pop-psichedeliche sixties che hanno caratterizzato gran parte della sua discografia per passare a sonorità decisamente più elettroniche (con alcuni rimandi anche allo stesso Four Tet) e sempre più lisergiche.
Il live di Caribou, in apertura alla serata, è dedicato in gran parte all'esecuzione di “Swim”, eseguito per intero, con alcuni pezzi ripescati dagli album precedenti. Il concerto inizia con “Kaili”, che parte subito energica, ma è travagliata da problemi abbastanza fastidiosi relativi all'acustica del locale, che costringono i tecnici del suono a cambiare diverse volte il volume e l'equalizzazione del suono durante la stessa canzone.
Ma, almeno per chi si sta godendo lo spettacolo dalle prime file, l'attenzione è totalmente concentrata sul palco e non si fa molto caso ai difetti. Caribou e la sua band sono disposti sul palco in modo anomalo: in prima fila troviamo il frontman affiancato dall'esuberante batterista dalla grande presenza scenica, mentre dietro di loro ci sono il bassista e il chitarrista che fa spesso da seconda voce. Caribou si destreggia durante tutto il concerto tra tastiera, synth, chitarra, tamburello, un piccolo intervento di flauto e le parti cantate, ma i momenti più spettacolari sono quelli in cui si mette a suonare una seconda batteria nelle numerosi parti strumentali, creando una sezione ritmica incalzante che manda il pubblico in fibrillazione.
Caribou termina la sua esibizione con il capolavoro “Odessa” e la lisergica “Sun”, che nella prolissa versione dal vivo trova la sua dimensione ideale, ancora più psichedelica e onirica. Il pubblico acclama a gran voce il bis, ma Caribou e i suoi tornano solo per smontare il palco: sono pur sempre il gruppo spalla, anche se praticamente chiunque sembra essersene dimenticato.
È il turno dell'esibizione di Four Tet, moniker dell'inglese Kieran Hebden, che presenta un live-set sospeso in un'atmosfera al tempo stesso sognante e danzereccia, che rispecchia perfettamente lo stile dell'elettronica fourtettiana, costantemente divisa tra minimalismo e post rock.
I problemi acustici che avevano imperversato durante il concerto precedente sono molto attenuati, anche se il pubblico sembra essere più interessato a ballare e a divertirsi, piuttosto che ad ascoltare le meravigliose melodie che Four Tet riesce a far scaturire dai suoi laptop. Il set spazia lungo tutta la discografia dell'artista ed è aperto e chiuso rispettivamente da “Sing” e “Plastic People”, assolutamente i due migliori episodi dell'ultimo album e non solo.
Al termine dell'esibizione, durata solo un'ora e mezza, risale sul palco Caribou in versione dj, poi sostituito da Mass Prod, che estendono la serata, iniziata alle undici, fino alle cinque di mattina.
Forse il più grande problema della serata è stato l'ordine delle esibizioni deciso dagli organizzatori: benché il live-set di Four Tet fosse di enorme e rara bellezza, non è stato pienamente godibile dopo un assoluto spettacolo come il concerto di Caribou: sembra che l'evento fosse stato pianificato più come un happening dedicato al clubbing del sabato sera che alla musica dal vivo e che in tutto ciò il live di Caribou fosse più una cornice a tutto ciò.
L'estrema bellezza dei due concerti, tuttavia, rende molto facile chiudere un occhio sui vari problemi (che riguardano, riassumendo, acustica, orari e ordine delle esibizioni) che hanno travagliato la serata ed, effettivamente, è stato con ogni probabilità l'evento della stagione a tutti gli effetti, almeno per quanto riguarda la musica elettronica.
Recensione a cura di Giacomo Falcon.
Progetto Felix.