Ed è proprio quello che emerge dall'esuberante esibizione dei Male Bonding, che fanno del lo-fi la cornice perfetta per la loro miscela di punk, indie pop e noise, con quel tocco surf rock che negli ultimi tempi è tornato tanto di moda. Sul palco sono in tre e cantano brani con motivetti freschi a due voci che iniziano a far saltare il pubblico, gran parte del quale, comunque, sembra essere arrivato lì solo per fare casino.
Dopo circa mezz'ora i Male Bonding, giustamente, escono dal palco, sia perché il loro repertorio è quasi agli sgoccioli, sia i Crystal Castles sono, ahimè, famosi per la brevità dei loro spettacoli, anche se quello dell'Estragon è stato decisamente uno show anomalo per il duo canadese. E per fortuna.
Ma spendiamo prima due parole per i Crystal Castles, progetto elettronico di Ethan Kath a cui si è unita la giovanissima Alice Glass, la cui voce, in bilico tra melodie pop e uno straziante screamo, ha saputo arricchire oltremodo le già particolari tracce electro di Ethan. Il risultato sono pezzi molto intriganti che hanno saputo destare l'attenzione anche di persone che masticano generi totalmente diversi, facendo dei Crystal Castles un gruppo chiaccheratissimo, con all'attivo due album, entrambi omonimi, datati 2008 e 2010. A questo si aggiunge la follia dei loro live, resi da Alice concerti che se non fosse per la musica sarebbero assolutamente punk, per l'esigua durata, per il pogo spesso anche troppo violento e per la presenza scenica della cantante. La giovane Alice è una perfetta rockstar e cala da sempre il palco con enorme carisma (e spesso totalmente ubriaca), facendo poi dello stage diving quasi un hobby. Tuttavia il giorno prima dell'esibizione all'Estragon, durante un concerto a Barcellona, Alice si è slogata una caviglia.
Un portavoce della band, poco prima dell'inizio del concerto bolognese, informa il pubblico della situazione della cantante, delle raccomandazioni dei medici di non esibirsi e della ferma volontà di Alice di non deludere i suoi fan. Il concerto si fa. Ma va.
Si parte con “Fainting Spells”, primo brano dell'ultimo album: i Crystal Castles si presentano come al solito con un batterista alle loro spalle e Alice è scalmanata come sempre, anche se si sta trattenendo visibilmente, e tende a palesare la sua situazione con quella fascia bianca sulla caviglia che contrasta con la mise nera della cantante. Balla, si muove epiletticamente come sempre, ma riduce i salti e soprattutto rinuncia allo stage diving.
Gran parte dei presenti si dedicano quasi esclusivamente al pogo (pure durante la splendida “Celestica”, un pezzo di raffinatissimo electropop che ispira tutto fuorché violenza) e non se ne curano minimamente, ma questo show è di qualità immensamente superiore rispetto a quello di Milano di questa primavera, a cui ho avuto modo di prender parte. La voce di Alice che, va assolutamente detto, dal vivo non è nemmeno l'ombra di quella su disco, è comunque molto più udibile del solito (pur inizialmente smorzata da un'acustica non ottimale) e tutta l'esibizione appare molto più ponderata e probabilmente la cantante è pure sobria. Durante “Doe Deer” Ethan imbraccia pure il basso, cosa che a Milano, se era avvenuta, non avevo avuto modo di notare.
Tutto il concerto è partecipatissimo dal pubblico che spesso canta, soprattutto quando la band si esibisce nei loro successi più grandi (come “Crimewave”, “Courtship Dating” e “Baptism”), mentre i synth di Ethan e l'impianto luci creano un'orgia di suoni e colori piacevolmente fastidiosa, in un connubio ai limiti della follia di musica ed effetti visuali che creano uno spettacolo incredibile.
Dopo quasi un'ora di concerto i Crystal Castles escono, rientrano quasi immediatamente per le ultime tre encores e se ne vanno definitivamente. E va bene che la durata esigua è molto punk, siamo pure d'accordo che per Alice credo risulti difficile scatenarsi come di solito fa per un tempo superiore ai sessanta minuti, ma uno show così effimero non sembra giustificare i moltissimi chilometri fatti da parecchia della gente presente.
In sostanza un concerto dei Crystal Castles è senza dubbio alcuno un'esperienza da provare, ed è consigliabile non solo a chi il duo canadese piace effettivamente, ma anche a chi è solamente incuriosito dalle loro sonorità (è invece sconsigliato vivamente a chi proprio non sopporta gli scalmanati che pogano con cattiveria); tuttavia il duo canadese dal vivo deve ancora trovare la sua dimensione ideale, perché se risulta evidente, come in questo concerto, che quando Alice non si scatena come al solito la qualità aumenta di parecchio vuol dire che nella loro idea di show c'è qualcosa che va ponderato meglio, anche se in ogni caso la presenza scenica violenta e quasi molesta della cantante è un elemento finora risultato indispensabile nei loro live. Resta da vedere come continuerà la carriera della band e se matureranno musicalmente o se rimarranno così piacevolmente acerbi.
Recensione a cura di Giacomo Falcon.
Progetto Felix.