E' venerdì 02 Marzo, e io e il mio fido amico Star, bassista dei QUAGGA, siamo al Deposito per la data zero del tour del TEATRO DEGLI ORRORI, cioè "“IL MONDO NUOVO “".
Ma facciamo un passo indietro.
E' il lunedì sera precedente, sono al PnBox di Torre di PN, c'è un reading di Capovilla, che come sapete è appunto il cantante del Teatro Degli Orrori. Arrivo tardi; mentre sorseggio un cabernet me lo trovo di fianco al buffet e non resisto. Glielo devo dire. E dopo i sinceri complimenti, gli comunico che per me lui rimane una specie di enigma. Nel senso. Sul palco (anche nei dischi, ma soprattutto sul palco) passa di lui una "verità", una concreta partecipazione così concreta, un pathos emotivo e comunicativo così "trasparente", che sa così poco di mestiere e di routine, che mi lascia ogni volta travolto.
E che quindi, o sei il più grande mistificatore della nostra epoca, e riesci così bene a fregarci tutti. Oppure sei davvero così.
Lui ride, si rivolge alla sua amica e le ripete la mia domanda. Ma poi, mentre chiacchieriamo, non risponde davvero. Forse non lo sa nemmeno lui di preciso.
Ok, torniamo a venerdì e al Deposito Giordani.
Sono le 21, arrivo di corsa trafelato poiché devo anche fare l'intervista agli interessanti Mantra Above The Spotless Melt Moon, uno dei due gruppi spalla, assieme ai 2Pigeons. Intervista di cui diamo conto in un'altra sezione del sito.
L'intervista stessa mi impedisce però di vedere e sentire i 2Pigeons, peccato.
Eccoci quindi nella pancia del Deposito, rinserrati tra centinaia di ragazzi e ragazze, un caldo davvero soffocante e un'attesa che per me è già sudata.
Sono molto curioso di sentire il loro nuovo disco dal vivo, io che li avevo senti sempre qui al Deposito tempo fa, e accidenti se mi erano piaciuti.
Si parte! La formazione è diversa da quella a cui eravamo abituati. Oltre al quartetto originale ecco l'inserimento di Marcello Batelli, già nei Planet Brain e Non Voglio che Clara, in supporto alle chitarre e Kole Laca di 2Pigeons alle tastiere.
Il primo suono della serata è la bella voce, antipatica e affascinante di Capovilla che recita nel silenzio le prime strofe di "Rivendico".
Segue “Non vedo l’ora” e "“Skopje", ma si sente che c'è qualcosa da mettere a punto. La voce di Capovilla, così importante e imprescindibile, si intuisce appena nell'oceano di frequenze ad alto volume delle chitarre.
E qui scatta un discorso che spesso faccio sul Teatro Degli Orrori. Cioè il mio rammarico di non riuscire a capire bene le parole del cantato, i testi, la voce di Capovilla. In un gruppo così, con una tale forza nel cantante e delle parole, non si può quasi sommergere la sua voce col suono di tutto il resto, e lasciare solo a chi conosce i testi a memoria la possibilità di fruirne.
Ma qui ci addentreremmo in un discorso che ahimé vale anche per tutto il rock in generale, e quindi soprassediamo.
Le canzoni si susseguono, ma una cosa però comincia ad emergere: a parte l'ovvia "taratura" dei primi brani, anche nel prosieguo del concerto il suono che esce lascia un po' a desiderare. Il volume c'è, non c'è dubbio. Ma pare che il gruppo non abbia quella "botta", quell'impatto a cui eravamo abituati. Forse un'eccedenza di frequenze medio alte che saturano l'orecchio, ma non soddisfano appieno. E questo è strano se si pensa che la band propsio al Deposito aveva effettuato per tutta la settimana le prove del tour, a porte chiuse. Quindi ci si sarebbe aspettato un suono davvero perfetto.
I brani nuovi scorrono, la presenza sul palco di Capovilla è sempre sobria ed impressionante allo stesso tempo. In un facile gioco di parole, la teatralità del teatro degli orrori, almeno quella che sgorga dalla figura del suo frontman, è sempre intensissima. GLi arrangiamenti di alcuni brani, con una tessitura un po' più elettronica forse fanno storcere leggermente il naso a qualche fan più tradizionalista (in effetti il loro ultimo album era stato accolto con alcune riserve dai suoi estimatori) però l'effetto generale è sempre notevolissimo.
Il Teatro Degli Orrori continua a percorrere una sua strada, non battuta, originale, e riesce sempre a infondere delle emozioni particolari e profonde.
La voce, il volto, la gestualità potente ma trattenuta di Capovilla, così come i testi delle canzoni, attendono ad un senso del tragico, della sconfitta, di rabbia e lucida disperazione, di lotta e di sofferenza, che colpiscono sempre con forza.
Nei bis da segnalare una versione particolarmente ispirata de La Canzone Di Tom, un momento davvero moltro bello della serata, nella loro canzone che a mio avviso accarezza con maggior intensità la morte e la vita.
In conclusione, un concerto con alcune piccole ombre, che però ci lascia intatto e rinnovato il gusto per un gruppo davvero importante e in qualche modo necessario.
Massimo Adolph Nutini
La scaletta della serata:
1-Rivendico
2-Non vedo l’ora
3- Per nessuno
4- Skopje
5- E’ colpa mia
6-Pablo
7-Martino
8-Doris
9-Monica
10-Ion
11- Direzioni diverse
12-Il terzo mondo
13- E lei venne!
14- Compagna Teresa
15- Cleverand
16-Adrian
Bis 1:
17-Dimmi addio
18- Io cerco te
19- La canzone di Tom
Bis 2:
20-Lezioni di musica