Sabato 28 gennaio è arrivato il circo zen al Deposito Giordani per la data conclusiva del tour di “Nati per subire”, l'ultimo album del trio pisano.
Questo il piatto principale della serata, accompagnato però da ricchi contorni : ad affrontare per primo il numeroso pubblico è stato Vincenzo Fasano, cantautore mantovano dalla voce ruvida che a più di qualcuno ha ricordato un certo Vasco Brondi. A seguire i Viola Velluto, con un febbricitante Simona Piva alla voce, hanno riscaldato l'ambiente con le tracce del loro ultimo lavoro “Ci vuole fegato per vivere”. Il trio di Gemona ha proposto un collaudato folk-rock che trae forte ispirazione dalla canzone italiana, suonato in modo energico e sincero e accolto con favore dalle oltre 500 persone che riempivano la sala. L'attenzione si è poi spostata sull'esibizione a lume di torcia del Coro Anni Dieci, un momento suggestivo in cui sono state proposti diversi brani cantati a cappella, fra cui “L'egoista”, pezzo suonato nella versione originale dagli Zen Circus poco dopo.
Finalmente, dopo tanti antipasti, arriva la portata principale : allestimento scarno, batteria ridotta all'osso, Appino, Ufo e Karim si precipitano sul palco e iniziano subito ad esibirsi senza tante cerimonie. Aprono con “Nel paese che sembra una scarpa” e proseguono alternando vecchi brani a tracce dell'ultimo lavoro come “L'amorale”, brano vittima di censura, “I qualunquisti” e “Atto secondo”. Il pubblico dimostra di essersi affezionato anche alle canzoni più recenti, ne canta il testo con lo stesso calore con cui intona “Andate tutti affanculo”, “Gente di merda” e “Vent'anni”, fino ad arrivare a “Nati per subire”, brano che prende il titolo dal nuovo album e conclude il concerto. Gli Zen Circus suonano in modo travolgente, senza soste e quasi senza interagire con l pubblico, salvo qualche veloce battuta di Appino : attitudine punk fino in fondo e testi che nella dimensione live lasciano ancora di più il segno. Quando passa il circo bisogna fermarsi ad ascoltare.
Alessandra Perin