Il tempo di dare al locale di riempirsi e gli Aucan arrivano sul palco; la disposizione degli strumenti sullo stage è accattivante, con i due tastieristi/chitarristi faccia a faccia e il batterista sullo sfondo. Sin dall'inizio le potenzialità del gruppo sono chiarissime: elettronica pestata che fa l'occhiolino a suoni rock per le intenzioni con cui è suonata, sintetizzatori protagonisti assoluti dell'esibizione, anche se le chitarre fanno volentieri capolino con i loro suoni arrabbiati e distortissimi; ultima ma non meno importante, nelle retrovie troviamo una drum machine incarnata in un essere umano, che propone ritmi assurdi con estrema precisione.
Subito è evidente da dove viene veramente la fama degli Aucan: le loro esibizioni dal vivo superano di molto (ma davvero molto) le versioni in studio dei loro pezzi e l'energia che i ragazzi emanano è coinvolgente come poche, in particolare il carisma del cantante è enorme e tra saltelli da folletto, balli epilettici e fontane di sudore non sbaglia un colpo, anzi è precisissimo in tutto ed è la guida ideale per la platea in trance.
L'esibizione si protrae energica per un'ora che passa in un lampo. Gli Aucan, bravissimi nel non perdere un colpo malgrado i problemi con le casse spia, escono dal palco così come vi erano saliti, senza lasciare spazio a repliche, lasciando la platea piacevolmente esausta dopo uno spettacolo raro da godere da parte di nostri compaesani per qualità ed energia.
Recensione a cura di Giacomo Falcon.
Progetto Felix.