L'Unwound di Padova è quasi completamente gremito da gente delle età più disparate: si va da i fan della vecchia guardia ai più giovani che sono lì per vederli per la prima volta. Il locale è saturo di fumogeni e non si riesce a vedere a un palmo dal naso, fino a quando la nebbia di dirada e sul palco appaiono i tre membri storici dei Massimo Volume accompagnati dal nuovo acquisto Stefano Pilia.
La serata, come risaputo dai fan più accaniti, non è impostata per riservare sorprese: la scaletta del concerto ricalca alla perfezione la tracklist dell'ultimo album. Tuttavia il risultato è incredibile: le ottime reazioni di pubblico ottenute in molti brani li fanno sembrare pezzi storici della band, la partecipazione all'esecuzione pezzi è altissima e pezzi come “Litio” e “Fausto” vengono accolti come se fossero vecchi successi. Le chitarre tessono trame fittissime e spesso violente di suoni, mentre Mimì suona sicuro il basso recitando senza nessun problema (tranne una piccola e passabilissima dimenticanza a un certo punto) i suoi lunghi e complessi testi.
Usciti dal palco e richiamati a gran voce dal pubblico, i Massimo Volume tornano per le encores, dedicate ai vecchi successi, eseguiti con energica nostalgia, mentre l'acustica dell'Unwound assale coinvolgente gli spettatori facendosi beffe delle assurde restrizioni recentemente emesse dal Comune di Padova (e lacerandomi un timpano, visto che arrivo a trovarmi praticamente con l'orecchio attaccato alla cassa). La band esce dal palco tra le ovazioni generali e il concerto si chiude con la bellissima immagine di Mimì che stringe la mano e regala il suo plettro a un ragazzino che si era scalmanato durante tutta l'esibizione.
Recensione a cura di Giacomo Falcon
Progetto Felix