I primi episodi dell'esibizione sono dedicati all'esecuzione dei brani dell'ultimo EP e a qualche ripescaggio della discografia di Final Fantasy e ci si rende già conto di come Owen riesca a creare melodie magiche con l'ausilio di così pochi strumenti, ma è con “Don't Stop”, ultimo brano di “A Swedish Love Story” che il concerto entra nel vivo e Pallett inizia a dare il meglio di sé. È importante ricordare che tutti i loop usati dall'artista sono registrati nel corso dell'esibizione, a parte un beat elettronico preregistrato usato proprio durante “Don't Stop”, per il quale l'artista si scusa scherzosamente. Infatti, benché generalmente timido e riservato, sul palco Owen da prova di simpatia e anche autoironia dialogando spesso e volentieri con il pubblico o con se stesso.
Con “Midnight Directives” inizia la parte del concerto (piuttosto vasta, fortunatamente) in cui Pallett esegue nella sua quasi interezza l'album “Heartland”: episodi come “Lewis Takes Action”, la successione di “Keep The Dog Quiet” e “Mount Alpertine”, la splendida “The Great Elsewhere” e la già nominata “Midnight Directives” sono di una bellezza inaudita; Owen Pallett sa usare senza problemi il suo violino come valido rimpiazzo di basso o batteria, creando con i suoi incastri di loop meravigliose sezioni ritmiche. Owen si cimenta poi nell'esecuzione della cover di “Odessa”, meraviglia elettronica creata dal suo compaesano Caribou, e dà ancora una volta prova della sua versatilità e della sua genialità.
È quindi la volta di “Lewis Takes Off His Shirt”, posta in chiusura della prima parte del set. Nel brano, sempre facente parte di “Heartland”, Pallett dona veramente tutto se stesso: l'intensità (ai limiti della violenza) con cui suona il violino non è mai stata così accentuata e coinvolge tutti i presenti. Caso vuole che le corde dell'archetto inizino pure a sfilacciarsi durante la parte della canzone, dando così un immagine quasi epica del violinista, che, unità alla perfezione e all'emotività dell'esecuzione del brano, sarebbe stata perfetta per chiudere lo spettacolo.
Infatti Owen esce dal palco ma ovviamente, acclamato dal pubblico, ritorna e si esibisce prima in un vecchio pezzo del suo repertorio e poi in una cover che lascia decidere al pubblico. Si opta per una pacchiana canzone di Natale (mentre erano state vagliate le opzioni ben più valide di “This Modern Love” dei Bloc Party e “No Cars Go” degli Arcade Fire) e si conclude qui il concerto.
Unico difetto della serata è proprio la scelta di eseguire quei due ultimi brani decisamente superflui. Per il resto davvero un'esibizione bellissima: è uno di quei casi in cui sai che vai a vedere un bel concerto e poi, a fine serata, ti rendi conto di aver visto un concerto a dir poco grandioso. Mai un tempo morto, mai un calo d'attenzione, anzi: la qualità del set è andata continuamente aumentando con ritmo incalzante nel corso dell'esecuzione dei vari brani. Complimenti, Owen Pallett.
Recensione a cura di Giacomo Falcon.
Progetto Felix.