non ti aspetti un nome (Pan del Diavolo) così evocativo e bizzarro, che solo al sentirlo ti vien voglia di sapere che razza di musica possano fare quelli che l'hanno scelto
non ti aspetti che dietro a questo nome si nascondano due musicisti che suonano come fossero dieci
non ti aspetti di essere travolto da una scarica di folk potente ed ipnotico, che ti fa saltare sulla sedia e ti fa venir voglia di ballare
non ti aspetti una voce così graffiante e incazzata
non ti aspetti delle melodie così coinvolgenti e orecchiabili da non risultare mai banali, perchè sono ben pensate e suonate con una passione ed un' intensità da cui molti avrebbero da imparare
non ti aspetti dei testi arguti ed ironici, che parlano di attualità con allegre frustate di demenzialità
non ti aspetti di trovare un brano così blues da non avere nulla di blues (“Lux Interior”)
non ti aspetti di sentirti dire “viva la giornata che non lascia certezza” (“Il boom”)
non ti aspetti che, quando sei a metà cd, il meglio debba ancora venire
non ti aspetti che un semplice brano acustico possa ancora stupirti (“Africa”)
non ti aspetti che un album folk possa essere così tante cose
L'unica cosa che mi aspetto è che lo ascoltiate.
Recensione a cura di L'ale
Centro Zanca