Il 26 settembre ai Magazzini Generali di Milano è stata la prima delle due uniche date italiane del Tour Pennybridge Pioneers, realizzato per festeggiare il decennale dell'uscita del omonimo disco dei Millencolin. Tour che non mi sarei persa per nulla al mondo, Pennybridge infatti è stato a mio parere l'album più bello mai realizzato dal gruppo svedese. Iniziamo con l'avviarci all'entrata del locale, tanta gente fuori che si guarda attorno, nervosa, emozionata mentre i gruppi spalla suonano.
I Millencollin si fanno attendere, anche troppo, la gente è stufa, vogliono cantare, ballare, fare casino attendono impazienti sollecitando con fischi, urla, salti e cori. Il cambio palco è quasi maniacale, tutto deve essere perfetto, fino all'ultimo dettaglio, il tecnico passa e ripassa, sembra nervoso, controlla e ricontrolla ancora, un ultimo line-check veloce ..poi più nessuno. Ancora l'attesa al buio. Fischi e urla sempre più potenti.
Corre. Il batterista corre e si lancia subito in postazione ha il pepe al culo. Subito entrano in contemporanea sempre di corsa il chitarrista ed il bassista che con due cambi di senso si posizionano in fronte palco ..ed il cantante? Giusto il tempo di chiederselo che arriva e si butta in faccia al pubblico, energico, con tanta voglia di cantare e di far cantare. Il pubblico viene investito immediatamente dalla sua presenza. Si inizia subito con No Cigar e davanti al palco parte un pogo devastante, con il diving direttamente in faccia alla sicurezza che stizzita ributta i ragazzi nel marasma. I 4 sul palco sembrano indiavolati, non stanno fermi un secondo, si rincorrono, si incrociano, giocano con le chitarre ed il basso, le lanciano e le riprendono, le fanno volare sopra le teste dei ragazzi andando a sfiorare le mani protese in avanti, bramose, delle prime file.
I pezzi di continuano ad andare avanti fino alla bellissima Ballad, poi la scaletta tocca anche altri album con Farewell My Hell (Kingwood), Story of My Life (Life on a Plate), E20 Norr(Home from Home) ..e verso la fine spunta anche una cover degli Operation Ivy, Knowledge.
Un paio di canzoni non hanno trovato la giusta sincronizzazione, il cantante era fuori tempo col resto del gruppo, forse perché aveva perso l'orientamento col playback dello stage monitor, ma glielo perdoniamo vista l'incredibile energia e passione trasmessa dal palco.
Per quanto riguarda l'illuminazione tutto sommato è stato fatto un discreto lavoro anche se non è stato curato molto il fronte palco, che è stato lasciato quasi totalmente al buio col risultato che i musicisti si perdevano nell'oscurità ogni volta che cercavano il “contatto” col pubblico.
Il suono dalla mia postazione, (presa a fatica davanti all'impianto targato electro-voice sulla sinistra del palco), non era male, il tutto risultava abbastanza equilibrato.