Erano circa due anni fa, al Summer End Festival di Cimolais, ero andato a sentire i Tre Allegri Ragazzi Morti.
A un certo punto arrivano sul palco questi altri, a me sconosciuti.
La prima impressione è pessima. Solo noise, orecchie trapanate, non una sola parola udibile o perlomeno distinguibile, nel cantato. Mi paiono uno di quei gruppi che trovano molto chic e fashion ostentare una improbabile musica d'avanguardia, senza però un minimo di talento o originalità. Tant'è che la mia morosa quasi mi trascina via, inorridita.
Ma qualcosa mi frena... sarà che nella boglia di distorsione e saturazione intravvedo qualcosa di particolare... oppure perché il cantante si muove sul palco con gesti strani, asciutti e definitivi...
Insomma, sfido la lite con la morosa, e rimango ad ascoltare qualche brano. Parte della notte poi la passo su internet ad cercare info su di loro, a sentire, finalmente bene, ben distinguibili, le canzoni sul loro MySpace e a leggerne con calma i testi. Dal giorno dopo non faccio che segnalare questa mia piccola rivelazione a tutti gli amici che reputo attrezzati per apprezzarli.
Ma veniamo a ieri sera.
Serata delle grandi occasioni, il Deposito Giordani è quasi zeppo, ottima affluenza e grandi aspettative su questa data.
La serata parte con gli Scotch Ale, che però il vostro cronista si perde, complice un orario di apertura concerto sinceramente un pò troppo anticipato, per un sabato sera. Chiedo comunque venia.
Arrivo però perfettamente in tempo però per sentire Bologna Violenta. Al secolo Nicola Manzon, ottimo musicista di Treviso. Lo conoscevo per averlo sentito dal vivo al MEI di Faenza, dove aveva vinto il premio come migior band indipendente. Davvero interessante. Un mix di registrazioni di audio di film, soprattutto degli anni 70, con una batteria elettrronica da cardiopalmo e la sua chitarra che spara sassate nelle orecchie. I temi dei parlati tratti dai film sono stranianti, ora apocalittici, ora cinici, ora agghiaccianti, ora quasi comici. Aleggia un'atmosfera strana, che non lascia certo indifferenti.
Ecco il Teatro Degli Orrori.
Alcune cose sono cambiate. Intanto c'è un nuovo album. Poi il bassista è cambiato e c'è un nuovo acquisto, proprio Nicola Manzon di Bologna Violenta, alla chitarra.
Con il nuovo tecnico del suono, la musica e soprattutto il parlato, sono più leggibili, più distinguibili. Cosa indispensabile per una band in cui il testo, e il modo di presentarlo, è la cosa forse più importante.
Parte il concerto. Che però più che un concerto ci pare una piece teatrale, che così risponde in pieno al nome della band.
Intendiamoci, lo spettacolo è quello del consueto concerto rock.
Ma si staglia su tutto l'enorme personalità di Pierpaolo Capovilla, che comunica, col cantato e con la sua presenza scenica, più in una forma che ci ricorda il teatro che il consueto concerto.
Scorrono i brani del nuovo album, "A sangue freddo" e quelli del precedente "Dell'Impero Delle Tenebre".
Capovilla è stupefacente. Un carisma enorme, un senso di verità e semplicità che è raro vedere su un palco. Un musica che è al servizio della tragedia che si sviluppa e viene cantata sul palcoscenico.
Anche antropologicamente Capovilla risponde al dettame del maledetto. Una faccia da tossico, un'espressione da gelido e sarcastico cattivo, che invece di allontanare, attraggono. Sarà perché ogni nota, ogni parola, sembra ferire lui più di tutti, e quella sofferenza, che ci pare autentica, ci commuove.
Insomma un grande concerto, per un grande Teatro. In tutti i sensi.
© Massimo Adolph Nutini