Polvere di musica: il 'pop asimmetrico conclusionato' di Fadà
Fadà è un progetto musicale nuovo di zecca, seppure nato dalle ceneri di svariate vite precedenti. Deus ex machina è l’autore-frontman-vocalist-chitarrista-produttore Fadà (nome d’arte dietro cui si cela il signor Fadà), motore in passato di svariate esperienze live, dalla primordiale cover band Machin à laver alla Reevoluto (creatura di Etnagigante, attiva in festival e rassegne di tutto lo stivale tra il 2003 e il 2004).
Passaggio intermedio è la William Fusco Marabut Orchestretta, un’eterogenea creatura artistica plasmata attorno allo spettacolo teatral-musicale L’acrobata di rottami, miscela di poesia, teatro e indie rock nato con l’intento nobile di dare forma al più grande sogno di Carmelo Bene (che per sua stessa ammissione era “fare la rockstar”, cit. in diverse interviste ufficiali).
La voce del nuovo progetto si diffonde in fretta, ed è così che attorno a Fadà in studio di registrazione arrivano alla spicciolata anche i musicisti. Uno su tutti è Pasquale Farinacci detto Marmo al violino (è lui lo sfortunato “lui” che andrà in bianco nel videoclip).
Il 28 novembre 2011 è il giorno d’uscita del primo album di Fadà dal titolo Polvere di Musica, e a quanto pare sarà bellissimo.
Per seguire gli sviluppi del progetto Fadà è sufficiente diventare fan sulla pagina Facebook ufficiale:
http://www.facebook.com/fadamusik
Il videoclip de La Donna Cervello è al seguente link:
http://youtu.be/v1bOITvvXwY
Rompiamo subito il ghiaccio: chi è Fadà?
Eh mica facile, beh forse una mia ossessione, una sorta di fantasma, che ad un certo punto della mia vita ha bussato alla mia porta e si è presentato dicendomi se volevo fare un disco insieme a lui, no? Sarebbe carino se il tuo alter ego si presentasse così.
Da solo forse sei più produttivo perché non hai l’ingombro degli altri e puoi lasciarti andare di più ed avere molta calma nella elaborazione musicale rispetto alla band, con gli altri il processo creativo, parlo per me, è più macchinoso, il confronto con altri musicisti, e anche non musicisti, è indispensabile nella fase successiva, ovvero scelta dei suoni, struttura della canzone, nel cantato, etc., gli altri sono come il tuo terzo orecchio, forse come è il web adesso il tuo terzo occhio sul mondo.
Polvere di musica è il tuo disco d’esordio: com’è nato e cosa racconta questo lavoro?
È nato mentre studiavo il software con cui ho registrato il disco, così , lentamente tutto quello che è rimasto chiuso ed inespresso negli anni in cui ho smesso di fare musica è affiorato nelle settimane, nei mesi che si sono susseguiti mentre studiavo e provavo. L’idea del disco è nata molto dopo, mi chiedi di cosa racconta? Che le parole possono avere un suono e la musica un significato, la musica è il mistero che hanno perduto per sempre le religioni. Non serve Nietzsche per capire questo, basta una canzone di Billie Holiday o una sognante melodia napoletana.
Una delle principali caratteristiche di Polvere di musica riguarda la sua genesi: non solo un regime di autoproduzione ma anche una scelta “ecofriendly” e ambientalista: dicci tutto.
Niente di speciale: casa mia è fornita di un impianto fotovoltaico, energicamente il disco è costato zero, in soldoni quello che assorbe un home studio è abbondantemente coperto dalla produzione di un impianto, quando lavoro in studio per 10 ore assorbo circa 2 kw/h, l’impianto ne produce 10 in media per tutto l’anno, il conto sembra facile e non serve una calcolatrice nucleare per fare i conti, no? Hanno sviluppato tecnologie incredibili, siamo a un passo dall’eden ma una moltitudine di persone continua ad invocare un “analogico” rosario al petrolio, abbiamo sia il pane che i denti cosa aspettiamo non lo so…
In merito all’autoproduzione, è stata una scelta o una necessità?
Tutte e due. La necessità di essere libero e la scelta di essere autonomo, credo che Cristina Donà abbia voluto dire anche questo quando ha intitolato il suo ultimo disco Torno a casa a piedi.
Polvere di musica sarà disponibile in download: non hai timore che prescindere dal supporto “disco” possa essere controproducente?
Si faranno un catartico disco masterizzato rigorosamente pirata con copertina, una specie di superamento warholiano dell’arte seriale… beh a parte la boutade in sostanza se ci sarà una richiesta di copie fisiche del disco allora saranno stampate, sennò mi sembra una cretinata produrre copie e plastica a casaccio, diciamo una sorta di capitalismo on demand, potrebbe essere un’idea per i governanti attuali, li vedo un po’ confusi ultimamente, non trovate?
Ogni artista ha inevitabilmente dei riferimenti, delle “bussole”, degli orientamenti, anche letterari: nel tuo caso ci sono musicisti – o artisti in senso più ampio – che hanno influenzato il tuo songwriting?
Potrei dirti tanti bei nomi, per ora mi sento di dire che i sax ammiccanti di Casadei, le tarantelle di paese e la sacrosanta spensieratezza della Carrà hanno abbondantemente alimentato la mia infanzia, che abbiano avuto delle strane ripercussioni musicale su Fadà questo non posso dirtelo con certezza…
Oltre ad essere un autore e un musicista sei anche un attento ascoltatore: come sta messa oggi la musica in Italia? Quali sono i nomi che secondo te stanno dicendo qualcosa di realmente nuovo?
Non lo so, di artisti validi ce ne sono tanti in giro, potrei dire Dente, Daniele Luppi, Cristina Donà, i musicisti zigani che senti nelle metro di Roma e Napoli. Il fatto è che se non schiacci la tua personalità musicale ogni musicista porta con sè un vagone di novità irripetibile e unico, questa potrebbe essere una risposta, ma la faccenda è molto vasta.
Uno dei brani chiave del tuo album è La donna cervello: ce lo presenti?
La donna cervello è una parodia sul suo carattere vaporoso, imprendibile e umorale, complici gli ormoni, un ritmo ballabile e la voglia di giocare, niente di più, in ogni caso un tributo al più bel mistero insieme alla nascita dell’universo.
Per La donna cervello hai anche lanciato un videoclip molto originale: ci racconti l’idea e la realizzazione?
Ci siamo re-incontrati con Evy (de Nittis) a distanza di anni e ci siamo scambiati un favore, lei voleva fare il suo primo video musicale e a me ne serviva uno, io mi sono truccato da donna e lei ha fatto il resto, insieme a Carmelo Assenza e Andrea Perrino abbiamo girato il video in meno di 20 ore, ci siamo divertiti ed è stata una bella esperienza.
Come nasce di solito una canzone di Fadà?
Ogni canzone ha una storia a sè, come ovviamente ti risponderà chiunque fa canzoni, può nascere in diversi modi: parti da una cellula melodica, un giro armonico, un suggestione o mood che tu traduci e filtri con lo strumento con cui componi, poi “messa a terra” una prima parte, beh ci devi buttare il sangue, se non il sangue almeno un po’ d’inchiostro, o un po’ di tastiera, in ogni caso prima musica poi testo, per ora almeno è stato così.
Fadà è Fadà, ma chi sono gli altri musicisti che ti hanno aiutato nell’album?
Su tutti voglio citare Pasquale Farinacci (il violinista che si può vedere nel video della Donna cervello), bravissimo musicista classico molisano con il quale mi lega una bizzarra amicizia: mi ha anche aiutato in qualche arrangiamento e dalle sue osservazioni di ascoltatore ho cavato diversi suoni che sono finiti nel disco. Poi tutti gli altri che si sono prestati in Like a danz ovvero Marco Coviello (spazzole), Andrea Di Lallo e Giuseppe Di Meo (sax e trombone), Nicola Giovannitti (contrabbasso); in Souvenir Alessio Di Rubbo (basso acustico) e mio fratello Libero (tamburello), di nuovo Giovannitti in Il cappellaio matto. Sono venuti a registrare senza chiedermi un soldo, spero di poterli ricompensare se Fadà farà qualche quattrino, vedremo… per adesso non posso far altro che ringraziarli.
Vieni dal Sannio, in una dimensione lontana dai grandi circuiti musicali: è uno splendido isolamento, la location ideale per comporre o un inferno lontano dai riflettori?
L’isolamento relativo di un paese piccolo come quello in cui vivo ti dà il giusto ritmo per il lavoro creativo che deve essere costante e sereno; per far rivivere tutta l’ispirazione e l’energia della musica creata però bisogna accendere i riflettori, che non posso pretendere si accendano solo nel Sannio. Che poi si potrebbe fare di più per sviluppare una terra piena zeppa di artisti, ingegni e musica questo è un altro discorso che sarebbe sterile fare qui in maniera superficiale, certo con le potenzialità della rete forse l’inferno da attraversare è quello dei byte piuttosto che quello del luogo, le cose cambiamo e si e si stanno evolvendo, quello di cui dovremmo lamentarci è solo di non togliere mai abbastanza ruggine dal nostro modo di pensare fazioso e schematico, il futurismo è ora.
Polvere di musica è un primo passo: cosa seguirà al tuo album?
Concerti concerti e concerti, Fadà è un inguaribile esibizionista votato alla performance, tutto ancora da mettere in piedi in queste settimane, sono già al lavoro e speriamo in una buona risposta dell’audience e come si dice, stay tuned!